Negli anni della guerra di successione austriaca, che vedono come protagonista Maria Teresa D’Austria intenta ad affermare il suo ruolo di regnante di fronte agli altri sovrani europei, la compositrice Maria Teresa Agnesi decide di scrivere l’opera Sofonisba e di dedicarla formalmente al marito dell’imperatrice, Francesco di Lorena.
L’opera, tuttavia, si conclude con una licenza esplicitamente rivolta a Maria Teresa D’Austria.
Questo il testo dell’aria d’omaggio conclusivo alla sovrana:
“La tua sol fra l’alme belle,
d’Austria date al sangue altero,
là nel seno delle stelle
rimaneva sola ancor.
La negaro i numi amici
ai dì lieti dell’Impero,
riserbando agli infelici
giustamente la miglior.”
Nella prima parte si fa riferimento al recente matrimonio con Francesco di Lorena, unione questa che avrebbe consentito a Maria Teresa D’Austria di essere accettata dagli altri regnanti come imperatrice. Nella seconda Maria Teresa Agnesi (probabilmente librettista dell’opera, oltre che compositrice) evidenzia come la migliore fra i regnanti viene destinata al popolo nei momenti più difficili, esaltandone chiaramente le virtù.
L’opera è conservata nella Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna. Non esistono libretti a stampa e la partitura non presenta nessun segno che possa far pensare al suo utilizzo per una qualche esecuzione. Sembra che l’imperatrice l’abbia semplicemente conservata, ritenendo forse inopportuna una rappresentazione, quantomeno pubblica, dell’opera stessa.
Il motivo potrebbe essere celato proprio nella trama.
Sebbene Sofonisba fosse un soggetto al quale si ispiravano numerosi compositori dell’epoca (anche C.W.Gluck ne scrisse una sua versione), nell’opera di Maria Teresa Agnesi la protagonista muore.
La compositrice sceglie di non cambiare i fatti della vicenda storica ed anzi dipinge la regina Sofonisba come un personaggio forte al pari dell’antagonista Scipione. È in questo modo evidente la similitudine tra il personaggio Sofonisba e l’imperatrice Maria Teresa. La forza d’animo di Sofonisba emerge nella sua totale interezza, quando decide di sacrificare la sua vita avvelenandosi, pur di non cedere al nemico. Il gesto tanto estremo della protagonista dell’opera, che pur voleva dimostrare la forza della regnante asburgica, venne probabilmente ritenuto pericoloso dal punto di vista politico.
Ancora più interessante la possibilità di un’unica rappresentazione dell’opera in un contesto privato, avvenuta forse tra il 1747 e il 1749.
Pare infatti che il ruolo della protagonista fosse stato scritto per il celebre contralto dell’epoca Vittoria Tesi. La cantante, che era di carnagione mulatta, avrebbe vestito in maniera perfetta i panni di una regina africana, rendendo l’opera ancor più verosimile.
Se veramente avvenne una rappresentazione di quest’opera, si videro insieme tre donne dal ruolo non comune: una compositrice, una regnante e una cantante di colore.